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giovedì 30 giugno 2011

Drugs Inc.: Cannabis

Drugs Inc.: Cannabis


Per alcuni è un'erba malefica, per altri è innocua. Per molti anni la distribuzione è stata controllata da criminali spietati, ma ora è diventata un'industria quasi legale che vale miliardi di dollari.

INFOWEB

Marijuana si riferisce alle infiorescenze femminili essiccate delle piante di Cannabis appartenenti preferibilmente, ma non necessariamente, al genotipo THCAS (volgarmente "canapa indiana"). In tutte le varietà di canapa sono contenute in effetti, in concentrazioni e proporzioni variabili, diverse sostanze stupefacenti psicoattive, tra cui la principale è il Δ9-tetraidrocannabinolo. Le varietà da cui ricavare marijuana vengono selezionate per avere un maggiore contenuto di queste sostanze mentre il contrario avviene per le varietà coltivabili legalmente, per le quali un limite a questo contenuto viene fissato per legge. Il materiale vegetale o i preparati che contengono in misura apprezzabile sostanze psicoattive sono considerati facenti parte delle cosiddette "droghe leggere".

Nome
Il termine "marijuana" è il nome comune col quale in Messico viene indicata tale pianta quando destinata a ricavarne sostanza stupefacente. L'uso del termine marijuana si è poi diffuso in tutto il mondo veicolato dai media fin dalla prima metà del secolo scorso. Sono innumerevoli in Italia ed all'estero i termini gergali, regionali o subregionali, che identificano la marijuana e l'hashish.
Nel gergo comune, per marijuana si intendono le infiorescenze delle piante femminili essiccate e conciate per essere fumate, benché il fumo non sia l'unico veicolo dei cannabinoidi, essendo liposolubili. I metodi di assunzione alternativi a quello tradizionale prevedono ad esempio l'infusione nel latte, nel burro o in altri lipidi nei quali si possano sciogliere i cannabinoidi attivi (THC).
Dalle infiorescenze si ricava anche una particolare resina lavorata la cui consistenza può variare da solida a collosa in relazione alle modalità di produzione (l'hashish).
La foglia di canapa, simbolo mediatico della marijuana, non si fuma poiché povera in principi attivi e ricca di clorofilla che inasprisce il tipico sapore dolciastro delle infiorescenze.
Ganja è il termine in lingua creolo giamaicana utilizzato per indicare la marijuana, erba ritenuta dai rastafariani indispensabile per la meditazione e la preghiera.
Negli anni trenta, l'antropologa Sula Benet ha evidenziato la possibilità che gli antichi israeliti facessero un uso sacrale della cannabis, desumendo l'informazione dai versetti della Bibbia in cui si parla di kaneh bosm (קְנֵה בֹשֶׂם). La crema di hashish è usata per scopi meditativi anche dai Sadhu indiani, da molti monaci buddhisti in Nepal e, in generale, nella zona himalayana.

Effetti indotti
Gli effetti indotti dall'uso di marijuana sono svariati, hanno differente intensità a seconda del soggetto, dalle circostanze psico-fisiche in cui la si assume, dalla contemporanea assunzione di alcool o altre sostanze psicoattive, dall'assuefazione del consumatore e dalla quantità di principio attivo (THC) assunta; i principali effetti possibili sono:

attenuazione della reattività fisica e mentale;
temporaneo abbassamento della pressione sanguigna;
effetto leggermente euforizzante o sedativo;
rilassamento muscolare;
broncodilatazione;
aumento dell'appetito, soppressione della sensazione di sazietà (comunemente detta "fame chimica");
se assunta in ingenti quantità, nei soggetti predisposti, può provocare stati d'ansia e nausea;
in soggetti con psicopatologie latenti, anche se è raro, può scatenare queste stesse.

Consumatori abituali riferiscono che in alcuni soggetti questi effetti tendono a scomparire o attenuarsi, probabilmente per via dell'instaurarsi di un certo grado di tolleranza specifica.Se da una parte vi è una certa azione cancerogena causata dal fumo indipendentemente dalla sostanza fumata, dall'altra molti cannabinoidi hanno proprietà antitumorali. Non è ancora chiaro se fumare marijuana aumenti o diminuisca il rischio di cancro. Inoltre, l'uso di tali sostanze può provocare, nei soggetti ove siano già presenti a livello latente, effetti quali: disorientamento e forte opacità cognitiva, apatia (in caso di assunzione prolungata), sindromi euforiche, maggiore sensibilità ai colori, sonnolenza.
In quei paesi nei quali è consentito l'uso medicale di questa sostanza, si cerca di proporre all'utilizzatore l'impiego di apparecchi atti a ridurre il danno da fumo, come ad esempio vaporizzatori che evitano la combustione delle infiorescenze estraendone, comunque, i cannabinoidi.
Al pari di ogni altra molecola attiva, anche gli effetti collaterali dei cannabinoidi sono in stretta relazione col metabolismo e con le dosi assunte dal soggetto. Ad esempio: la nausea è uno degli effetti collaterali che si presenta con maggiore frequenza ad alti dosaggi, nonostante una delle applicazioni terapeutiche sia legata proprio alle proprietà antiemetiche di alcuni tra i princìpi attivi. Uno studio dei dottori Thomas F. Densona dell' University of Southern California e Mitchell Earleywineb dell' University of New York ha mostrato una diminuzione della depressione nei consumatori di cannabis.
L'assunzione di questi derivati può avere interazioni con farmaci. Un ulteriore e recente studio statunitense ha comunque escluso danni cardiaci dovuti ad un utilizzo anche non moderato dei principi attivi della canapa indica.
I vari effetti, come detto in precedenza, possono essere condizionati in maniera influente anche da due fattori psicologici: il set (lo stato d'animo di chi consuma) e il setting (la compagnia con cui si trova ed il luogo dove si trova il consumatore). Nel marzo 2007 la rivista scientifica The Lancet pubblica uno studio che evidenzia minore pericolosità della marijuana rispetto ad alcool, nicotina o benzodiazepine. Tuttavia in alcune nazioni, principalmente in Gran Bretagna, sono comparse alcune varietà con una concentrazione di THC superiore alla media che possono portare, in soggetti predisposti, alla comparsa sempre più frequente, tra gli effetti collaterali, di uno stato simile all'ubriachezza con tutti gli svantaggi sensoriali e mentali che esso comporta. Attualmente si stanno conducendo studi sugli effetti dell'esposizione prenatale alla marijuana, che pur escludendo l'aumento di patologie perinatali (parto prematuro, basso peso alla nascita) hanno riscontrato effetti sullo sviluppo delle cellule del sistema nervoso nella corteccia prefrontale e nell'ippocampo. Clinicamente questi bambini presentano deficit dell'apprendimento, problemi della socializzazione e turbe comportamentali (simili, nei casi più gravi, alla sindrome alcolica fetale), che compaiono in età scolare.Tuttavia, altri studi avrebbero evidenziato che l'esposizione moderata ai cannabinoidi della marijuana durante la gravidanza diminuirebbero della metà il rischio di morte alla nascita.

Usi terapeutici
La canapa indiana è usata per contrastare la diminuzione dell'appetito nei pazienti affetti da AIDS e da cancro e per diminuire la nausea derivata dai trattamenti chemioterapici e dalle irradiazioni. Inoltre causa un effetto positivo sui soggetti affetti da dolori cronici, da sclerosi multipla (diminuzione del rigore muscolare) e sulla sindrome di Tourette. Ad oggi, come accade per la maggioranza delle molecole attive presenti sul mercato, sono ancora in corso studi che accertino la validità di questi effetti, non esistendo alcuna prova definitiva ed univoca che dimostri l'efficacia dell'impiego medico; tuttavia milioni di consumatori nel mondo - anche affetti da gravissime patologie - attestano di ricevere benefici dai principi attivi della pianta, utilizzata in medicina da migliaia di anni e presente nella farmacopea ufficiale fino alla metà del '900.

Le applicazioni possibili accertate e le conseguenti sperimentazioni hanno per oggetto:

Inappetenza da farmaci chemioterapici.Efficacia provata dalla pratica medica dì routine; centinaia di migliaia dì dosi di THC sintetico (Marinol) sono state prescritte ogni anno dagli oncologi USA (cfr. Grinspoon 1993, p.26 e p.38[senza fonte]

) anche se non sembra avere gli stessi effetti della marijuana assunta nel suo stato naturale (fumato o ingerito) poiché il Δ9-tetraidrocannabinolo è solo uno dei 460 composti chimici presenti nella cannabis.

Epilessia. In sostituzione di farmaci anticonvulsivi, che hanno gravi effetti secondari anche sull'umore. Efficacia provata in qualche caso
Sclerosi multipla. In sostituzione di farmaci tranquillanti ad alte dosi, con rischi di letargia e dipendenza fisica. Efficacia sperimentata in molti casi. Non è comunque il farmaco di elezione per gli spasmi; solo in pochi casi si è evidenziato un miglioramento secondo la scala di AshWorth.
Anoressia. Forte stimolante dell'appetito.
Glaucoma.La marijuana diminuisce la pressione interna dell'occhio del 25-30% in media, a volte fino al 50%. Alcuni cannabinoidi non psicotropi, e in misura minore, anche alcuni costituenti non-cannabinoidi della canapa diminuiscono la pressione endo-oculare.
Asma. la marijuana ha capacità broncodilatatorie, per evitare il danno da fumo, si utilizzano particolarmente in questi casi i vaporizzatori.
Stafilococco aureo. I principi attivi utilizzati sono risultati efficaci anche contro ceppi resistenti alla meticillina.
Cancro. Donald Tashkin, della University of California, ha recentemente svolto una ricerca che dimostrerebbe la minore incidenza di cancro ai polmoni in soggetti che assumono abitualmente cannabis rispetto a quella riscontrata in soggetti non fumatori. Robert Malamede, dell'Università di Colorado Springs, sostiene che la marijuana, già impiegata come antiemetico, sarebbe persino in grado di uccidere le cellule cancerogene. Ad ogni modo le posizioni non sono convergenti.
In Olanda, in Spagna, in Canada e in undici stati degli USA l'uso della cannabis a scopo medico è già consentito, in altri paesi europei ed extraeuropei l'argomento è al centro di accesi dibattiti sia sul piano scientifico che su quello etico. Principale studioso e promotore dell'uso terapeutico della Cannabis e della sua decriminalizzazione è il Professor Lester Grinspoon, psichiatra e professore emerito dell'Università di Harvard. In Italia,approfonditi studi in materia sono stati effettuati dal neuropsichiatra prof. Gian Luigi Gessa e dal dott. Giancarlo Arnao.

Influenze culturali
La Million Marijuana March di Madrid
È dovuta ad Alberto Arbasino la prima citazione della marijuana nella storia della letteratura italiana, nel racconto Giorgio contro Luciano scritto nel 1955 e pubblicato per la prima volta nel 1957 nella raccolta Le piccole vacanze:
« [...] e girando da un locale all'altro è stato naturale che a un certo punto il discorso cascasse sulle droghe del paradiso, con descrizioni precise e allettanti, poi al momento psicologico giusto è saltato fuori l'ometto che smercia le sigarette alla mariagiovanna, Luciano non ha fatto obbiezioni, noi ne abbiamo comprate così per curiosità e senza dare un gran peso, del resto eravamo mezzi andati tutti quanti e via che si cantava Polvere di stelle... »

(Alberto Arbasino, Le piccole vacanze-Giorgio contro Luciano (pp.128-9, versione del 1971))

Dal 1989 ogni anno, la terza settimana di novembre, la rivista High Times organizza ad Amsterdam la Cannabis Cup: coltivatori e coffee-shop espongono le nuove varietà prodotte tramite incroci e differenti metodi di coltivazione, e quelle giudicate migliori ricevono dei premi.
Dal 1999, il primo sabato di maggio, in più di duecento città del mondo è organizzata una manifestazione per la legalizzazione della marijuana chiamata Million Marijuana March.
Nel 2005, i Premi Nobel per l'economia Milton Friedman, George Akerlof e Vernon Smith sono stati i primi firmatari di un appello[18] sottoscritto da 500 economisti americani per denunciare gli altissimi costi (7 miliardi di dollari all’anno) del proibizionismo sulla marijuana. Secondo Friedman questa legge rappresenta «un sussidio del governo al crimine organizzato».
Secondo un sondaggio commissionato all'Ipsad dall'Istituto Superiore di Sanità pubblicato nel febbraio 2008, dieci milioni di italiani approvano l'uso della cannabis.

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