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venerdì 30 settembre 2011

Gli Eroi dell'Aria Alaska - S01 - EPISODIO 2

Gli Eroi dell'Aria : Questione di vita o di morte


Ep.2 'Questione di vita o di morte' - Luke consegna prodotti chimici estremamente pericolosi in un villaggio sperduto e, quando l'inverno miete la prima vittima, Jim organizza il trasporto della bara.

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La Febbre Dell'Oro EPISODIO 9

La Febbre Dell'Oro : Bedrock or Bust


Nel disperato tentativo di arrivare alla roccia Jack e Todd getta al vento al prudenza .Con l'inverno dell'Alaska alle porte il team combatte con le inondazioni e le frane .

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Dual Survival -S02- EPISODIO 1

Dual Survival -S02E01-


Nelle bayou della Louisiana, Cody e Dave rimangono impantanati in un labirinto di canali popolati da alligatori e serpenti velenosi. Ne usciranno vivi?

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Dual Survival -S02-

Dual Survival -S02-

Dal 27 settembre, ogni martedì alle ore 21:00, su Discovery Channel (Sky Canali 401, 402 e in HD), in compagnia del militare Dave Canterbury e del naturalista Cody Lundin, in Prima Tv la seconda stagione di “Dual Survival”. Serie di dodici episodi, “Dual Survival” vede i due protagonisti affrontare i luoghi più impervi e dimostrare le loro capacità di sopravvivenza.
La ‘strana’ coppia si cimenta in situazioni che potrebbero accadere a ognuno di noi: essere abbandonati, perdersi durante un’escursione o un’arrampicata. Dotati di equipaggiamento minimo, quello che normalmente si ha a disposizione nelle situazioni reali, Cody e Dave devono contare solo sulla loro esperienza per trovare soluzioni capaci di salvargli la vita.
Gli esperti concordano sul fatto che le regole universali sono poche: trovare un rifugio, acqua, cibo e soccorso. Tutto il resto è lasciato al caso e Dave e Cody lo sanno bene.
Nel primo episodio dal titolo “Impantanati”, l’ex militare Dave Canterbury e l’esperto di sopravvivenza Cody Lundin ritornano per sfidare le terre più impervie del pianeta. Riusciranno a cavarsela anche questa volta?

Episodi :

1 - Impantanati CLICCA QUI
2 - Deserto Messico CLICCA QUI
3 - Terra Del Fuoco CLICCA QUI
4 - Foresta Panama CLICCA QUI
5 - Montagne Wyoming CLICCA QUA

[IN CORSO]

giovedì 29 settembre 2011

Lo squalo bianco: il ritorno

Lo squalo bianco: il ritorno


L'esperto di squali Greg Skomal segue cinque grandi squali bianchi per sei mesi, cercando di carpire i segreti di questi predatori tanto temuti.

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Il primo censimento di squali bianchi al mondo (2011)
Sarebbero poco più di duecento gli squali bianchi che nuotano lungo le coste centrali della California: per la precisione 219, tra adulti e adoloscenti.
E’ un numero sorprendentemente basso secondo Taylor Chapple, autore principale di questa ricerca, soprattutto se paragonato ad altri predatori al vertice della catena alimentare: per fare un esempio, sarebbero 1.145 le orche lungo la costa canadese e 1.526 gli orsi polari nel mar di Beaufort meridionale. Non sappiamo se cent’anni fa il loro numero fosse molto più alto, visto che è la prima volta in tutto il mondo che si tenta un censimento del genere, e solo gli anni a venire potranno stabilire se si tratta di una popolazione stabile o in declino e a rischo.
La stima, pubblicata dai ricercatori su Biology Letters, si basa sull’analisi di 321 fotografie scattate in tre anni consecutivi nelle zone dove si radunano stagionalmente, le isole Farallon e Tomales Point.
Ogni squalo ha infatti una sua distinta fisionomia e in particolare la pinna dorsale, grazie alla forma o alla presenza di tagli e cicatrici, rappresenta l’”impronta digitale” di ogni individuo. Si sono potuti così schedare ben 131 individui e, grazie a un metodo statistico, quantificare in poco più del doppio il numero di squali bianchi adulti che visita regolarmente le coste della California centrale.

http://edesabata.wordpress.com/2011/03/09/il-primo-censimento-di-squali-bianchi-al-mondo/

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Ustica Tragedia Nei Cieli

Ustica Tragedia Nei Cieli
 A distanza di trent'anni dalla morte delle 81 persone a bordo del volo DC-9 Itavia I-TIGI, le cause rimangono inspiegabili.

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Con strage di Ustica è indicato il disastro aereo in cui persero la vita 81 persone nel cielo tra le isole di Ustica e Ponza, venerdì 27 giugno 1980, quando l'aereo di linea Douglas DC-9 I-TIGI, appartenente alla compagnia aerea Itavia, si squarciò in volo senza preavviso e scomparve in mare.
Dopo oltre trent'anni di inchieste, molti aspetti di questo disastro, tra i quali le cause stesse, non appaiono ancora chiariti.

Ricostruzione dell'accaduto
Alle 20:08 del 27 giugno 1980 il volo IH870 diretto da Bologna a Palermo parte, con due ore di ritardo, e si svolge regolarmente nei tempi e sulla rotta previsti fino all'ultimo contatto radio tra velivolo e controllore procedurale di Roma Controllo, che avviene alle 20:58.
Alle 21:04, chiamato per l'autorizzazione di inizio discesa su Palermo, il volo IH870 non risponde. L'operatore di Roma reitera invano le chiamate; lo fa chiamare, sempre senza ottenere risposta, anche da due voli dell'Air Malta, KM153, che segue sulla stessa rotta, e KM758, dal radar militare di Marsala e dalla torre di controllo di Palermo. Passa senza notizie anche l'orario di arrivo a destinazione, previsto per le 21:13.
Alle 21:25 il comando del Soccorso Aereo di Martina Franca assume la direzione delle operazioni di ricerca, allerta il 15º Stormo a Ciampino, sede degli elicotteri HH-3F del Soccorso Aereo.
Alle 21:55 decolla il primo HH-3F e inizia a perlustrare l'area presunta dell'eventuale incidente. L'aereo è ormai disperso.
Nella notte numerosi elicotteri, aerei e navi partecipano alle ricerche nella zona. Solo alle prime luci dell'alba viene individuata da un elicottero HH-3F del Soccorso Aereo alcune decine di miglia a nord di Ustica, una chiazza oleosa. Poco dopo raggiunge la zona un Breguet Atlantic dell'Aeronautica e vengono avvistati i primi relitti e i primi cadaveri. È la conferma che il velivolo è precipitato in quella zona del Tirreno dove la profondità supera i tremila metri.

Il recupero delle salme
Le vittime del disastro furono ottantuno, di cui tredici bambini, ma il ritrovamento e il recupero dei corpi riguardò solo trentotto persone.
Sulle sette salme per cui fu disposta l'autopsia furono riscontrati sia grandi traumi da caduta a livello scheletrico e viscerale, sia lesioni enfisematose polmonari da decompressione (l'aereo si era dunque aperto in volo).Nelle perizie gli esperti affermarono che l'instaurarsi degli enfisemi da depressurizzazione precedette cronologicamente tutte le altre lesioni riscontrate, ma non causò direttamente il decesso dei passeggeri facendo loro perdere solo conoscenza. La morte sopravvenne soltanto in seguito, a causa di traumi fatali, riconducibili, assieme alla presenza di schegge e piccole parti metalliche in alcuni dei corpi, a reiterati urti con la struttura dell'aereo in caduta.

Scatola nera e comunicazioni radio
Il Flight Data Recorder (FDR) dell'aereo aveva registrato dati di volo assolutamente regolari: prima della sciagura la velocità era di circa 323 nodi, la quota circa 7630 m con prua a 178°, l'accelerazione verticale oscillava senza oltrepassare 1,15 g. La registrazione del tranquillo dialogo tra il comandante Domenico Gatti e il copilota, che si raccontavano barzellette, restituito dal Cockpit Voice Recorder (CVR), si interruppe improvvisamente e senza alcun segnale allarmante che precedesse la troncatura.

Gli ultimi secondi dal CVR:

«Allora siamo a discorsi da fare... [...] Va bene i capelli sono bianchi... È logico... Eh, lunedì intendevamo trovarci ben poche volte, se no... Sporca eh! Allora sentite questa... Gua...»

La registrazione si era fermata tagliando l'ultima parola. Questo particolare indicherebbe un'improvvisa interruzione dell'alimentazione elettrica, per cui l'evento causa della caduta del DC-9 sarebbe stato repentino e inavvertito.

Le ipotesi
Le principali ipotesi sulle quali gli inquirenti hanno indagato sono:

il DC-9 sarebbe stato abbattuto da un missile;
vi sarebbe stata una collisione (o una semicollisione) con un altro velivolo;
sarebbe avvenuto un cedimento strutturale;
sarebbe esplosa una bomba a bordo.
il DC-9 sarebbe precipitato dopo essere entrato in collisione (o in semicollisione) con il Mig libico precipitato sulla Sila e ritrovato 20 giorni dopo.

More info --->>> http://it.wikipedia.org/wiki/Strage_di_Ustica

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martedì 27 settembre 2011

Gli Italiani Nelle Torri

Gli Italiani Nelle Torri


La più grande catastrofe della storia americana raccontata per la prima volta e senza filtri attraverso le sole parole degli italiani sopravvissuti all’attacco che ha sconvolto il mondo intero. In occasione dei 10 anni dall’attacco terroristico al World Trade Center questo documentario prodotto in esclusiva da History racconta le storie di quattro italiani che erano presenti e sono riusciti a sopravvivere a quella tragedia. L’esperienza di Lucio, Ruggero, Gina e Francesco è stata raccolta in una lunga intervista; le loro voci compongono un racconto corale di quel giorno interminabile e assurdo. Attraverso una profonda e toccante rievocazione degli eventi il loro ricordo si fa testimonianza di aspetti e dettagli del disastro mai raccontati prima da nostri connazionali. I pezzi di un 11 settembre ancora sconosciuto prendono forma per rivelarci il lato più umano e commovente della catastrofe.

Biografie
Lucio Cauto
Lucio Caputo è uno degli uomini più in vista nella comunità italiana di NY. È presidente di molte associazioni italo americane e di alcune istituzioni commerciali come l’Italian Wine & Food Institute. Gran parte della sua vita è trascorsa all’interno delle torri dove conservava tutti i suoi oggetti personali, i suoi ricordi, le cose più care. L’11 settembre si trovava come sempre al 78° piano della Torre Nord e quel giorno ha perduto persone e memorie carissime. È riuscito a salvarsi grazie al suo sangue freddo e ad una buona forma fisica. Trenta secondi dopo essere uscito il grattacielo è crollato alle sue spalle.

Francesco Ambruoso
Francesco Ambruoso oriundo di famiglia pugliese, mantiene forti legami con l’Italia; si laurea in America in economia e il 10 settembre 2001 inizia il tirocinio presso la Morgan Stanley, al 61° piano della torre sud del WTC. Quando l’aereo colpisce la torre sente come un terremoto. È riuscito a fuggire dalla torre e dopo molte ore a tornare a casa dai suoi genitori nel Connecticut, portando con se un collega californiano. Quel giorno non ha perduto amici o ricordi, ma l’attentato ha segnato la fine della sua vita da ragazzo. È la prima volta che racconta la sua storia in pubblico.

Gina Lippis
Originaria dell’Abruzzo emigrata a NY negli anni 80 lavorava da tempo per una società di brokeraggio, al 46° piano della torre nord; dopo l’esplosione è scappata con i suoi colleghi e si è salvata scendendo le scale aggrappata alla cintura del suo capo; quando l’ha lasciata, per la forza con cui la stringeva, il braccio le faceva male. Le scene che le si paravano davanti agli occhi l’hanno talmente scioccata che è uscita dalle torri in stato catatonico e confusionale e tutt’oggi soffre di forti sensi di colpa per essere sopravvissuta.

Ruggero De Rossi
Ruggero De Rossi, laureato a Roma in Economia, ha un passato da grande sportivo, il settimanale americano Barron's l'ha definito un genio dei bonds. Era il responsabile di uno dei maggiori fondi di investimento obbligazionario e lavorava al 34° piano della Torre Sud del WTC. De Rossi quella mattina si era attardato per scrivere una lettera a suo figlio a Milano. Giunto al WTC con 15 minuti di ritardo, nel momento in cui il primo aereo colpiva la torre è riuscito a mettersi in fuga essendo in quel momento nella hall, ma uscire dalla torre non è stato semplice. Molti corpi cadevano giù dalle torri nella piazza e i detriti di aereo e cemento colpivano quelli che tentavano la fuga. Ha impiegato più di 4 ore a tornare a casa. In quella fuga infinita, sotto shock, ha visto crollare le torri. Giunto finalmente a casa nell’Upper East Side era già consapevole che da quel giorno in poi tutta la sua vita sarebbe cambiata.

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Megafabbriche : Lego

Megafabbriche : Lego


Nonostante l'avvento dei videogame e della TV, grandi e piccoli non rinunciano mai a giocare con i famosi Lego. Scopriamo quali sono le diverse fasi di realizzazione di questi giocattoli.

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LEGO è un produttore di giocattoli danese, noto internazionalmente per la sua linea di mattoncini assemblabili. L'azienda, fondata nel 1916 da Ole Kirk Christiansen, ha iniziato a produrre i famosi mattoncini a partire dal 1949, ma soltanto dal 1958 essi assumono la particolare forma che ne caratterizza ancora oggi gli assemblaggi. Dalla iniziale serie classica, LEGO ha nel tempo realizzato anche la serie Duplo, dedicata ai più piccoli, poi ha creato anche dei mattoncini più grandi (quindi non ingeribili) e più facilmente incastrabili, e anche la serie Technic rivolta ai più grandi, costituita dalla gran quantità di pezzi meccanici, ingranaggi, motori, e perfino programmabile con numerose funzione personalizzazioni (si tratta della serie Lego Mindstorm che è difficilmente reperibile in Italia se non attraverso ordini telematici). Più recentemente il marchio LEGO è stato applicato con successo, sempre rimanendo fedele a se stesso, anche ad alcune serie di videogiochi e film come LEGO Harry Potter, LEGO Indiana Jones, LEGO Batman e l'intramontabile serie LEGO Star Wars.

Storia del LEGO

Le origini della LEGO
L'invenzione dei mattoncini è dovuta a Ole Kirk Christiansen (7 aprile 1891 - 11 marzo 1958), un falegname di Billund. Col tempo la sua modesta impresa familiare crebbe fino a diventare uno dei maggiori produttori di giocattoli del mondo.
Nel 1916, Christiansen aprì a Billund in Danimarca una piccola falegnameria, mediante la quale si occupava della costruzione di abitazioni e arredi interni per le fattorie della regione, con l'aiuto di una piccola squadra di apprendisti. Nel 1924, la bottega fu colpita da un grave incendio, scatenato per errore da uno dei suoi due giovani figli. Christiansen non si perse d'animo e, ripresosi dalle difficoltà, ricostruì una bottega più grande della precedente; nonostante ciò, la Grande depressione del 1929 non tardò ad avere conseguenze sul suo tenore di vita. Cercando un sistema per mitigare i costi di produzione, pensò allora di fabbricare versioni in miniatura dei suoi prodotti, in modo da velocizzare il processo di progettazione. Tali miniature furono l'ispirazione per la produzione di giocattoli che sarebbe cominciata di lì a poco.
Christiansen, infatti, iniziò a fabbricare giocattoli: da tirare, salvadanai, automobili e camion. Ebbe però un successo modesto, anche perché le famiglie della zona non potevano permettersi l'acquisto di giocattoli per i propri bambini, e, spesso, saldavano i conti dando in cambio cibo. Per restare sul mercato, Christiansen continuò quindi a produrre anche attrezzi ed arredi. A metà degli anni trenta, la moda dello yo-yo gli diede un breve periodo di prosperità, che però terminò in poco tempo. Per non perdere il materiale rimasto in magazzino, dalle parti degli yo-yo invenduti ricavò ruote per camion giocattolo. In questo periodo, il figlio Godtfred iniziò a lavorare attivamente con lui.
Nel 1934 Christiansen coniò per i suoi giocattoli il nome LEGO, prendendo ispirazione dalla locuzione in lingua danese leg godt ("gioca bene"). La società afferma che il termine in latino significa "metto insieme" o "assemblo", ma si tratta di una traduzione piuttosto libera di un verbo che normalmente è tradotto con "raccolgo" o "scelgo". In finlandese, legot (forma plurale di lego) è usato anche come termine gergale per indicare i denti umani, a causa della loro forma rettangolare.
Quando l'utilizzo della plastica si diffuse, Christiansen la introdusse nella propria produzione. Uno dei primi giocattoli modulari ad essere costruito fu un camion scomponibile. Nel 1947, Ole Kirk e Godtfred crearono i primissimi esemplari di mattoncini assemblabili in plastica, prendendo spunto da quelli prodotti dalla società Kiddicraft e brevettati da Hilary Harry Fisher Page.Nel 1949, LEGO ne iniziò la produzione, chiamandoli Automatic Binding Bricks. I mattoncini, composti di acetato di cellulosa, erano sviluppati seguendo la tradizione dei blocchetti in legno da sovrapporre già commercializzati dall'azienda. I mattoncini potevano essere assemblati e disassemblati fra loro, facendo combaciare le sporgenze rotonde sulla faccia superiore con le cavità rettangolari presenti sul fondo. Nel 1953, ai mattoncini venne dato un nuovo nome: "LEGO Mursten" o "LEGO Bricks" ("mattoncini LEGO").
L'uso della plastica per produrre giocattoli non fu visto all'epoca con molto favore da rivenditori e consumatori. Molte delle scatole di LEGO vennero restituite per scarsa vendita. Con l'avvento del 1954 Godtfred diventò direttore della LEGO. I mattoncini presentavano ancora problemi di duttilità: le loro possibilità di collegamento erano piuttosto limitate e non erano molto versatili.
Nel 1958 fu studiato il mattoncino LEGO nella forma di lì in poi utilizzata, e i pezzi furono migliorati con l'inserimento di un cilindretto nella cavità inferiore, che aggiungeva supporto alla base permettendo maggiori opzioni di collegamento e stabilità dei pezzi. Nello stesso anno, Ole Kirk Christiansen morì e suo figlio Godtfred ereditò la guida della società.

Progettazione e produzione
Poiché i LEGO hanno come consumatore un pubblico di bambini, il design dei giocattoli è giocoforza imperniato sull'ergonomia, affinché siano utilizzabili intuitivamente da chiunque senza l'ausilio di istruzioni. Per ottenere questo risultato, per ogni specifico componente è necessario impegnare un alto livello di specializzazione ingegneristica.
Una delle caratteristiche chiave dei mattoncini LEGO è il far parte di un "sistema". Ogni nuova serie o scatola è compatibile con il resto del sistema; ciascun pezzo, indipendentemente dalle sue dimensioni, forma o funzione, si incastra con la maggioranza degli altri LEGO. Per esempio, gli ingranaggi e i meccanismi a motore della serie Technic, pensati per ragazzi e adolescenti, possono essere collegati a mattoncini DUPLO pensati per bimbi di tre anni. Questa caratteristica consente al sistema LEGO di evolvere e di adattarsi alle varie fasi della crescita del bambino, fino alla maggiore età.
La fusione della materia prima avviene in due impianti: in Danimarca e Svizzera. Le decorazioni ed il confezionamento si svolgono negli stabilimenti in Danimarca, Svizzera, USA, Corea del Sud e Repubblica Ceca. La media di produzione annuale è di circa 20 miliardi di mattoncini all'anno, ovvero circa 2,3 milioni all'ora.
Mattoncini, piattaforme, assi, ometti, e tutti gli altri elementi del sistema LEGO, sono prodotti con dimensioni dalla tolleranza infinitesimale poiché, quando vengono incastrati, devono avere la giusta coesione e mantenerla. Per fare in modo che fra i pezzi vi sia il giusto incastro, la tolleranza di produzione è di 2 millesimi di millimetro (0,002mm), o di 8 milionesimi di pollice (0,00008").
Per mantenere quest'alta qualità, è necessario utilizzare particolari impianti di fusione con produzione a quantità limitata e macchine ad alta precisione. Gli stampi ad iniezione sono equipaggiati con sensori che rilevano le minime variazioni di pressione e temperatura. Personale specializzato, inoltre, controlla l'uscita degli stampi, assicurandosi che non vi siano anomalie nelle misure o nella tinta del colore. Secondo quanto dichiarato da LEGO, solo 18 pezzi su un milione non rispettano gli standard qualitativi. È grazie a questa cura nella produzione che i LEGO hanno mantenuto un così alto grado di qualità nel corso degli anni; è anche una delle ragioni per cui pezzi prodotti negli anni settanta si incastrano con pezzi prodotti più recentemente.

Il marchio
Il nome LEGO è diventato negli anni sinonimo del giocattolo che l'azienda produce. Il termine LEGO, infatti, è utilizzato il più delle volte per indicare i mattoncini stessi ("i Lego", ma anche "il Lego"), piuttosto che l'azienda. Per scongiurare questa confusione, i cataloghi degli anni settanta e ottanta riportavano una nota simile a questa:
« La parola LEGO® è un marchio speciale per tutti noi che lavoriamo nelle aziende del Gruppo LEGO. Apprezzeremmo di cuore che anche voi ci aiutaste a mantenerlo speciale, riferendovi sempre ai nostri mattoncini con le parole "mattoncini LEGO" o "giocattoli LEGO", e non semplicemente con "i LEGO". Così facendo ci aiuterete a proteggere un marchio del quale siamo molto orgogliosi, e che significa qualità in tutto il mondo. Grazie! Susan Williams, servizio clienti. »
Il marchio "LEGO" è registrato in lettere maiuscole.

Parchi tematici e vendita al dettaglio
LEGO ha costruito parchi tematici in varie nazioni, dal nome di LEGOLAND, con modelli in grande scala di luoghi reali. Il primo fu fondato a Billund, Danimarca. Altri seguirono: LEGOLAND Windsor in Inghilterra, LEGOLAND California a Carlsbad negli Stati Uniti, LEGOLAND Deutschland nel distretto di Günzburg in Germania. Il 15 ottobre 2011 aprirà il 5 parco, LEGOLAND Florida a Winter Haven negli Stati Uniti.
Quando nel 1992 aprì il Mall of America, una delle sue attrazioni principali fu il LEGO Imagination Center. Altri due centri si trovano a Disneyland Paris ed a Disney World; consistono in grandi negozi con esposizioni di statue di LEGO ed aree di gioco con bidoni di mattoncini; è inoltre prevista la vendita, con svariate serie di LEGO, comprese quelle etichettate nei cataloghi ufficiali come "non disponibili nei negozi".
Nell'ottobre 2002 aprì il primo LEGO Brand Store (negozio monomarca) a Colonia, in Germania. Il secondo, LEGO Brand Store a Milton Keynes, nel Regno Unito, seguì a breve, e altri LEGO Store aprirono in tutto il mondo nel giro di pochi anni, adeguando nel frattempo quelli già esistenti alla nuova immagine, nel 2011 il LEGO Store sbarca anche a New York. Una delle caratteristiche di questi negozi LEGO fu la creazione del sistema Pick-A-Brick (Scegli un mattoncino, dall'inglese), che permette ai clienti di acquistare grandi quantità di un preciso modello di mattoncino: i clienti riempiono contenitori o sacchetti di varie dimensioni, scegliendo i pezzi da una vasta scelta di forme e dimensioni. L'apertura della maggior parte di questi negozi è stata commemorata con una serie limitata di pezzi speciali LEGO.
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lunedì 26 settembre 2011

La Vera Storia Di Jack Lo Squartatore

 La Vera Storia Di Jack Lo Squartatore

 Attraverso vecchie testimonianze e relazioni, tentiamo di sfatare i miti legati alla storia di Jack lo squartatore.

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Jack lo squartatore (in inglese Jack The Ripper) (? - dopo il novembre del 1888) è lo pseudonimo dato ad un serial killer che ha agito a Londra, nel quartiere degradato di Whitechapel e nei distretti adiacenti, nell'autunno del 1888. Il nome è tratto da una lettera, pubblicata al tempo delle uccisioni, destinata alla Central News Agency e scritta da qualcuno che dichiarava di essere l'assassino.
Durante la sua attività criminale sono state attribuite a Jack lo squartatore cinque vittime, ma secondo studiosi il numero di vittime che lo squartatore avrebbe ucciso è tra le quattro alle sedici vittime.
Il primo delitto ha permesso di conoscere, oltre all'abilità del killer, anche il suo modus operandi e la tipologia delle sue vittime, soltanto prostitute che venivano sgozzate e sventrate.

Le cinque vittime accertate

Mary Ann Nichols, prostituta di 43 anni, fu la prima vittima accertata. Il suo corpo viene ritrovato il 31 agosto 1888, alle 3:45 del mattino, in Buck's Row, di fronte ad uno dei tanti mattatoi del quartiere. La vittima presentava la gola tagliata fin quasi alla decapitazione (il taglio intaccava le vertebre del collo) e tagli sul ventre dai quali fuoriusciva l'intestino. Gli organi genitali presentavano gravissime ferite da taglio, probabilmente inferte di punta. L'autopsia, studiando il taglio alla gola, rivelò che l'assassino era mancino, fatto che poi verrà smentito da tutti i criminologi che hanno studiato il caso. I giornali dell'epoca, che riportavano ogni giorno articoli relativi a donne accoltellate, bruciate vive, sfregiate e mutilate, diedero enorme rilievo ai casi attribuiti a Jack lo squartatore, definendoli "anomali" rispetto ai tanti altri delitti che costellarono l'"Autunno di terrore".

Annie Chapman, 46 anni, prostituta, è la seconda vittima ufficiale di Jack lo squartatore. Fu ritrovata uccisa l'8 settembre 1888 da un fattorino, nel cortile al numero 29 di Hanbury Street, a Whitechapel. Il suo corpo giaceva steso tra la porta e la palizzata, in uno spazio di circa ottanta centimetri. La gola era squarciata e la testa era quasi del tutto recisa dal busto. Il ventre era aperto; gli intestini erano appoggiati sulla spalla destra della vittima, mentre la vagina, l'utero e due terzi della vescica erano stati asportati. Ai piedi della vittima erano stati rinvenute alcune monete e un pezzo di una lettera insanguinata riportante la data del 20 agosto. Questo caso presenta anche un testimone, un inquilino della casa a fianco, oltre la palizzata, che afferma di aver sentito un grido di donna: "No!", ma che non aveva avuto il coraggio di sporgere la testa e guardare. Il giorno dopo, una bambina riferisce alla polizia di aver visto, in un cortile poco distante dal luogo del delitto, una striscia di sangue; gli investigatori affermano che probabilmente era la traccia lasciata dal killer, poiché era solito portare con sé un macabro trofeo asportato alla vittima e che con molta probabilità quel sangue era quello che colava dagli organi portati via dall'assassino. L'indizio della striscia di sangue non verrà studiato e approfondito, neanche successivamente. A seguito di questo omicidio si giunge al primo arresto effettuato dalla polizia. John Pizer, un ebreo proprietario di una bottega per la lavorazione del cuoio nel quartiere, viene accusato dell'omicidio grazie ad un grembiule di cuoio trovato nei pressi del luogo del delitto. Il giorno dopo però si scoprirà che "Leather Apron" (letteralmente "grembiule di cuoio"), come verrà chiamato l'accusato fino al momento del suo riconoscimento, non c'entra nulla col delitto: il grembiule apparteneva ad un inquilino del palazzo in cui è stato consumato l'omicidio, che era stato lavato e appeso ad asciugare. Pizer, tuttavia, viene trattenuto in cella ancora per un altro giorno a causa della folla inferocita che voleva linciarlo. Fino a quel momento quindi l'assassino era ancora sconosciuto e la polizia non aveva neanche il sospetto di chi potesse essere. Si supponeva solo che fosse un pazzo fanatico o un maniaco sessuale con alcune conoscenze di anatomia. L'unico indizio che sembrava accomunare gli uomini che alcuni testimoni hanno visto insieme alle vittime era una valigetta nera e un cappello "alla Sherlock Holmes". Da questo delitto fino al successivo passarono ventidue giorni.

Elizabeth Stride viene trovata in Berner Street, presso il cortile di un circolo di ebrei e tedeschi, da un cocchiere. La vittima presenta solo un profondo taglio alla gola, dalla quale, afferma il cocchiere, usciva ancora del sangue. Ciò porta alla conclusione che il sopraggiungere del cocchiere abbia potuto disturbare il lavoro dello Squartatore, che quindi non ha avuto modo di infierire sulla donna come era solito fare. Ciò è confermato dal ritrovamento della seconda vittima, Catherine Eddowes, in Mitre Square; la donna era stata sottoposta ad un vero e proprio martirio, cosa che spiegherebbe il "cambio di programma" dell'assassino che, non riuscendo ad infierire sulla Stride, ha cercato un'altra prostituta su cui accanirsi.

Catherine Eddowes giaceva a Mitre Square, in un lago di sangue, in posizione supina, come tutte le altre vittime. La faccia era sfregiata: naso e lobo dell'orecchio sinistro erano tagliati, così come la palpebra dell'occhio destro, solcata da profondi tagli. Il volto era sfigurato con un taglio a "V" sulla parte destra e con numerosi tagli sulle labbra, tanto profondi da mostrare le gengive. Il corpo era sventrato da un enorme e unico taglio che dall'inguine arrivava fino alla gola; lo stomaco e gli intestini erano stati estratti e appoggiati sulla spalla destra della donna, il fegato appariva tagliuzzato, il rene sinistro e gli organi genitali erano stati portati via. Per finire, la vittima era stata come di consueto sgozzata fino alla quasi completa decapitazione.

Mary Jane Kelly è l'ultima vittima canonica attribuita a Jack lo squartatore. L'omicidio di Mary Kelly è considerato il più orribile di tutti quelli attribuiti al serial killer. Il suo corpo viene scoperto l'8 novembre 1888, poco dopo le 10:45. Il corpo, o meglio ciò che ne rimaneva, giaceva sul letto della camera dove la donna viveva, al numero 13 di Miller's Court, vicino a Spitalfields. La gola era squarciata, il viso severamente mutilato e irriconoscibile, il petto e l'addome aperti, molti organi interni erano stati rimossi, il fegato giaceva tra le gambe e l'intestino arrotolato presso le mani, era inoltre stata asportata la carne che ricopriva gli arti. Il cuore non venne trovato e si crede possa essere stato bruciato nel camino o persino cotto e mangiato. I vicini dissero di aver sentito una donna singhiozzare "Murder!" ("Assassinio!") intorno alle 4 del mattino e a quest'ora viene fatta risalire la morte.

Lettere di Jack lo squartatore
Durante il periodo in cui sono avvenuti i delitti, la polizia e i giornali hanno ricevuto molte migliaia di lettere riguardanti il caso. Alcune erano di persone ben intenzionate che fornivano informazioni per la cattura del killer; la maggioranza però sono state considerate inutili e di conseguenza ignorate.
Le più interessanti erano forse quelle centinaia scritte da persone che si dichiaravano gli assassini. La maggior parte di queste sono state considerate bufale. Molti esperti ritengono che nessuna di esse fosse autentica, ma tra quelle citate come forse genuine, sia dalle autorità del tempo che da quelle moderne, tre in particolare sono importanti:

The "Dear Boss" Letter, datata 25 settembre 1888 e ricevuta dalla Central News Agency il 27 settembre 1888, è la prima che riporta la firma "Jack lo Squartatore" (in inglese Jack the Ripper). La polizia non ritiene la lettera autentica e non dà altra rilevanza al caso.

The "Saucy Jack" postcard, ricevuta il 1º ottobre 1888, scritta in uno stile simile alla "Dear Boss" Letter. In questa cartolina, Jack lo squartatore menziona la futura uccisione di due vittime temporalmente vicine: "doppio evento questa volta". Il 30 ottobre 1888, nel giro di un'ora, vengono rinvenuti i corpi di due vittime, Elizabeth Stride e Catherine Eddowes.

The "From hell" letter, ricevuta il 16 ottobre 1888 da George Lusk, capo della Commissione di Vigilanza di Whitechapel. La lettera era accompagnata da una piccola scatola contenente la metà di un rene umano, conservato in alcol etilico. Uno dei reni della Eddowes era stato rimosso dal cadavere; il medico che ha esaminato il rene inviato con la lettera ha determinato una somiglianza con quello sottratto a Catherine Eddowes. La lettera ed il rene furono successivamente perduti, insieme ad altro materiale sul caso.

Teorie sull'identità dell'assassino
Sono state fatte innumerevoli congetture su chi possa essere stato il serial killer che terrorizzò la Londra vittoriana, alcune improbabili come quella che vede coinvolto il poeta e drammaturgo Oscar Wilde o lo scrittore Lewis Carroll (pseudonimo di Charles Dodgson), l'autore di Alice nel paese delle meraviglie.

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domenica 25 settembre 2011

One Man Army EPISODIO 1

One Man Army EPISODIO 1


Ep.1 - Johnatan, Chris, Danny e Alex, ex membri dei corpi speciali americani, si sfidano e affrontano prove estenuanti. Chi resistera' fino alla fine e vincera' il titolo di One Man Army?

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One Man Army - S01-

One Man Army - S01-


Presentato dal veterano delle forze militari statunitensi e Berretto Verde, Mykel Hawke, in "One Man Army" un gruppo di uomini proveniente da corpi come i Marines, gli SWAT e l'FBI si sfida per aggiudicarsi il premio di diecimila dollari e il titolo di One Man Army, la perfetta ‘arma umana’.
Dalle prove subacquee più competitive e brutali della scuola di sub dell'Esercito USA alle complesse esercitazioni degli Army Rangers, la serie mostra le sfide infernali che i partecipanti devono superare. In ogni episodio, quattro militari superallenati sono impegnati in tre estenuanti gare mirate a testare la loro velocità, forza e intelligenza. Le regole sono semplici: riuscire e passare alla prova successiva. Chi fallisce torna a casa. Uno per uno, saranno eliminati tutti fino a quando emergerà il vincitore.

http://www.discoverychannel.it/programmi/onemanarmy

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La Febbre Dell'Oro EPISODIO 8

La Febbre Dell'Oro : Sangue Amaro


Ep.8 'Sangue amaro' - La squadra e' in difficolta' economica ma Fred, il re dei minatori, e' sicuro di riuscire a capovolgere la situazione quando tutto sembra precipitare. La tensione pero' e' alle stelle.

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Tibet , Storia Di Una Tragedia

Tibet , Storia Di Una Tragedia


Un documentario che racconta la storia della tragedia del Tibet occupato dai cinesi e quella della leggenda che dall'occupazione e' nata: Il Dalai Lama.

INFOWEB

Un documentario di History dal titolo: Tibet storia di una tragedia. Situato a nord dell’Himalaya, tra l’India e la Cina, il Tibet ha 6,5 milioni di abitanti contro più di 7 milioni di coloni cinesi. Per secoli il Tibet è stato un paese unito, libero e indipendente, come attestato da ben tre risoluzioni approvate dalle Nazioni Unite nel 1959, 1961 e 1965, sfortunatamente rimaste lettera morta. E’ un paese incomparabile, ricco di una tradizione di saggezza millenaria meravigliosamente incarnata dal XIX Dalai Lama, la cui lotta non-violenta, che è anche quella di tutto un popolo, è stata premiata nel 1989 con il Premio Nobel per la pace.
1949 nasce la Repubblica cinese e Mao incoraggia i tibetani a scordarsi delle tradizioni feudali, la minaccia incombe sul governo del Dalai Lama che con due anni di anticipo viene riconosciuto come unica autorità del paese. L’esercito cinese invade il Tibet e rapidamente se lo annette. Le montagne che per secoli hanno visto la cultura dei monaci ora devono sottostare all’invasore, il Dalai Lama, è costretto all’esilio. Nulla sarà più come prima e il Tibet dovrà forzatamente accettare il ritorno alla “madre patria”.
Il piano cinese ha inizio, si costruiscono nuove strade per far breccia nell’inviolabilità alta 6000m, arriva l’elettricità, vengono bruciati i libri dei monaci e con essi il passato, il Dalai Lama viene ospitato in India, patria natale del Budda, l’oppressione cinese si fa sempre più pesante. Il metodo cinese comincia a scuola e prosegue nei campi. Arresti, distruzione dei templi, violenze, stupri e purghe. I tibetani devono subire la distruzione della loro cultura. Iniziano i primi tentativi di ribellione. il Dalai Lama (oceano di saggezza) anche se lontano, rappresenta l’illusone della libertà. Il metodo cinese prospera ma ciò che la propaganda non fa vedere sono i morti, il terrore, le torture, monaci crocefissi, seppelliti vivi, bruciati, figli costretti a uccidere i propri genitori, orrore e carestia. Il popolo fugge e raggiunge il suo simbolo vivente, il Dalai Lama che continua la lotta pacifica per la riconquista del suo paese.
1979 per la prima volta la Cina consente ai fuggiaschi di riabbracciare i parenti che si possono rivedere e toccare dopo anni, tutto è distrutto eccetto gli affetti e la rieducazione cinese non è riuscita a sminuire il prestigio del Dalai Lama. Ha inizio la colonizzazione, i cinesi invadono Lhassa e i tibetani diventano una minoranza. Gli ultimi anni sono stati segnati da continue offese al popolo tibetano e alla sua cultura. Si stima che circa 2 milioni di tibetani siano morti tra il 1950 e il 1980, in conseguenza dell’occupazione cinese. Nel corso della famigerata “rivoluzione culturale” (1966-1976), seimila templi, cioè la quasi totalità dei luoghi di culto e una miriade di tesori artistici sono stati distrutti.
Ancora oggi migliai di tibetani attendono di essere salvati, la repressione non cessa, il Dalai Lamma percorre il mondo per testimoniare la violenza cinese, ultimo barlume vivente, di quel principio chiamato, libertà. Migliaia di tibetani sono in carcere, spesso torturati barbaramente, per semplici reati di opinione. Lingua, religione (della quale il regime vorrebbe cancellare l’influenza), storia e cultura sono negate o assurdamente falsate nei contenuti. Le donne di etnia tibetana subiscono continuamente un esecrabile controllo delle nascite patendo sterilizzazioni forzate e aborti, operate senza alcuna pietà anche in fase avanzata di gravidanza.
Quello che e’ stato fatto subire al Tibet e al suo popolo è uno spaventoso sopruso che ripugna alle coscienze di tutte le persone libere e amanti della libertà, della pace e dei diritti umani. Un vicino immensamente più forte sul piano del numero e della potenza militare ha consumato un vero e proprio genocidio ai danni di una nazione, che aveva come unica arma la non-violenza. La persecuzione religiosa, le gravi violazioni dei diritti umani, la distruzione sistematica degli edifici religiosi e storici da parte delle autorità occupanti non sono riuscite a soffocare la volontà del popolo tibetano di resistere alla distruzione della propria identità nazionale.

http://www.ilsegnocheresta.it/?p=6354

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sabato 24 settembre 2011

Le Donne di Hitler

Le Donne di Hitler


Attraverso numeroso materiale, indaghiamo sulle complesse relazioni fra le donne e il Terzo Reich. Complici o vittime?

INFOWEB

Adolf Hitler è conosciuto da tutti come il Führer del Terzo Reich, il dittatore che ha scatenato la Seconda guerra mondiale, il maggiore responsabile dell' Olocausto. Pochi però conoscono l' uomo Adolf Hitler, le sue passioni, la sua vita dietro le quinte da semplice essere umano e non da tiranno sanguinario.
Il Führer nazista amava la compagnia femminile; era deliziato dalle donne, in particolar modo da quelle giovani di aspetto sano e grazioso, e nella sua vita fu anche un uomo pazzamente innamorato, anche se solo per un breve periodo. Ma andiamo in ordine cronologico.
La prima infatuazione di Hitler fu quella per una ragazzina di nome Stefania, alla quale dedicò dei versi senza mai consegnarglieli. Poi ebbe altre ragazze nei suoi anni di vagabondaggio viennese e in quelli da apolide tra Austria e Germania dopo la Grande Guerra, tra cui tali Jenny Haug e Erna Hanfstaengl.
Una menzione merita il complesso rapporto di Hitler con Winifred Wagner, nipote del grande compositore Richard Wagner, che rimase amica del Führer e devota hitleriana per tutta la sua lunga vita.

L' AMORE DELLA VITA DI HITLER: GELI RAUBAL
Nel 1928 Hitler trovò il primo e unico grande amore della sua vita.
In quell' anno il futuro Führer nazista prese in affitto una villetta a Obersalzberg, sul confine austro-tedesco. Quella villetta, la villa Wachenfeld, sarebbe diventata uno dei luoghi simbolo del potere del Terzo Reich: una volta ristrutturata prese il nome di Berghof. Hitler convinse la sua sorellastra, Angela Raubal, ad accettare il ruolo di governante della villetta. Angela portò con sé le sue due figlie, Angelika e Friedl.
Angelika Raubal, detta Geli, era una ragazza ventenne carina e avvenente. Hitler s' innamorò subito di lei e fu per il futuro Führer un amore autentico. I due per qualche tempo furono inseparabili; Geli è stata la vera donna di Hitler, l' unica che abbia mai portato con sé sia nelle gite che nelle riunioni di partito.
Quando Hitler si trasferì a Monaco per motivi politici volle Geli con sé ad ogni costo. In quei mesi i pettegolezzi su zio e nipote si fecero sempre più forti. Hitler, però, era realmente innamorato di Geli e, probabilmente, fu l' unica donna che il Führer pensò davvero di prendere in moglie (almeno fino agli ultimissimi istanti della sua vita). Hitler era però anche un amante molto possessivo.
Per quanto riguarda Geli, dei suoi sentimenti non c' è dato sapere tutto. Di sicuro era lusingata dalle attenzioni che un uomo sempre più potente e indubbiamente affascinante come suo zio Adolf le rivolgeva. Contemporaneamente, però, si sentiva oppressa da Hitler e, non di meno, si dice, era disgustata dalle inclinazioni sessuali masochistiche del suo amante (inclinazioni non inusuali per un uomo dalla personalità forte e tirannica come Hitler). Questi sentimenti finirono per corrodere in lei l' amore per lo zio. Geli si sentiva schiavizzata: lei, così giovane, rinchiusa in casa e privata delle sue ambizioni perché il suo sempre più importante amante, che pure rivolgeva attenzioni anche ad altre donne, non voleva dividerla con nessuno e sospettava, non a torto, che la nipote avesse un amante (Geli ebbe una relazione con Emil Maurice, autista e domestico di Hitler).
Il 18 settembre del 1931 Geli si suicidò con un colpo di pistola in pieno torace. Per Hitler quello fu un colpo che definire durissimo sarebbe dir poco. Il futuro Führer era sconvolto; per diverse settimane fu insensibile a tutto ciò che lo circondava, anche alle importanti occasioni politiche che gli si presentavano. Forse si sentiva responsabile per quello che era avvenuto; sicuramente pensò di suicidarsi.
Per diverso tempo circolarono delle dicerie su un possibile coinvolgimento di Hitler nella morte di Geli, ma questo è uno dei pochi crimini che vengono attribuiti al Führer a torto.
Una volta al potere il Führer ricordò sempre con commozione la morte di Geli; commissionò dei dipinti della nipote ad Adolf Ziegler, il suo pittore prediletto, e li lasciò nella loro casa di Monaco; fino alla morte si recò personalmente a porre dei fiori sotto a essi nel giorno della nascita e in quello della morte di Geli, ogni anno. Anche la stanza di Geli al Berghof non fu mai intaccata, neanche nei massicci lavori di restauro della tenuta. Su tutta la sua figura nel Terzo Reich aleggiò sempre un alone di sacralità e mistero voluto da Hitler in nome del suo amore spezzato.

LA COMPAGNA DI VITA E DI MORTE DEL FUHRER: EVA BRAUN
Dopo la morte di Geli Hitler non amò mai più una donna. Ne frequentò molte altre, tutte fatte come piacevano a lui: giovani, slanciate e attraenti, ma nessuna sostituì mai il suo amore perduto. Negli anni '30 ebbe relazioni con molte giovani donne, ivi comprese diverse sue segretarie e alcune consorti dei gerarchi del Reich; voci dell' epoca dicono anche che il Führer diede un figlio ad una di esse; visse anche delle normali gelosie per queste sue amanti. Tra queste numerose ragazze, però, ve ne fu solo una che negli anni assunse un ruolo importante nella vita privata del Führer: si chiamava Eva Braun.
Eva era una ragazza molto più giovane di Hitler, proveniente da una famiglia piccolo borghese. Era un' assistente del laboratorio fotografico di un amico intimo del Führer, Heinrich Hoffmann. Si innamorò subito e completamente di Hitler. Suo padre, nazista non fanatico, non era contento della relazione che la sua giovane figlia iniziò con il ben più anziano Hitler, ma, ovviamente, il suo parere aveva un peso trascurabile.
La Braun fu durante tutti i dodici anni di regime nazista l' amante di Hitler; Eva, però, era un' amante segreta, tenuta nascosta dal mondo, segregata da tutto e da tutti; nel 1945, dopo dodici anni da amante del Führer, solo pochi eletti sapevano della sua esistenza.
Hitler, diventato un' icona per tutte le donne del Reich, teneva a dare un' immagine di sé quale uomo libero che pensa solo all' enorme peso di portare sulle spalle il destino del suo popolo. Eva moriva di gelosia e per ben due volte tentò il suicidio. Hitler, allora, ordinò di portarla, sempre segretamente, al Berghof e di tenerla strettamente sotto controllo. Anche lì il suo peso sulle decisioni, anche su quelle quotidiane, era nullo, nonostante fosse l' amante di Hitler. Era Borrman il vero boss di Obersalzberg e Eva doveva sottostare in silenzio.
Ma, in fondo, non le importava: tutte le sue giornate, fatte di letture scadenti, film noiosi, sport, cura del corpo, ballo (disprezzato da Hitler) e aria aperta, non erano altro che una continua attesa del ritorno dell' uomo che aveva un ascendente totale su di lei e su gran parte dei tedeschi.
Era così poco considerata che non potè nemmeno evitare l' esecuzione del marito di sua sorella. Hitler la vedeva di fatto solo come una giovane attraente, e per nulla intelligente, su cui sfogare i suoi istinti sessuali; va però precisato che negli anni finì per affezionarvisi.
Eva, in effetti, era una donna ordinaria e, in molti sensi, banale; l' architetto del Reich Speer ne parlò così allo storico Trevor-Roper "Eva Braun sarà sempre una delusione per tutti gli storici", al che lo storico rispose "Come pure per coloro che leggono la storia".
Personalmente non sono d' accordo con questa valutazione: Eva era sì una persona estremamente semplice che non nascondeva alcun segreto, se non quello della sua stessa esistenza. Lei, la donna che rimase al fianco di Hitler fino alla fine e che coronò il suo sogno di sposarlo poche ore prima del loro suicidio nel bunker della Cancelleria di Berlino, la donna che sull' atto di matrimonio firmò Eva, scrisse la B di Braun, la cancellò e scrisse orgogliosamente Hitler, Eva Hitler; lei, l' amante segreta, triste e solitaria del Führer, era una donna dalla personalità anonima.
Ma Eva Braun rappresenta un esempio unico dell' attrazione magnetica che Hitler esercitava sugli uomini e sulle donne del Terzo Reich, e questo la rende molto interessante per chi studia la storia della Germania nazista.
Inoltre la sua figura, a tratti drammatica, è una delle poche del periodo hitleriano a suscitare sentimenti non negativi, sentimenti fatti di compassione per le sofferenze di una donna che, sola e disperata, corona il suo sogno d' amore in punto di morte, unendosi in un tetro matrimonio al suo amato.

LE ALTRE DONNE IMPORTANTI NELLA VITA DI HITLER
Geli e Eva, le due donne più importanti della vita di Hitler, ma non le uniche.
La prima donna davvero importante per Hitler fu sua madre Klara, che il giovane Adolf amò moltissimo e per la cui morte soffrì terribilmente.
Di Winifred Wagner abbiamo già detto; ora per concludere degnamente questo approfondimento dobbiamo ricordare un' altra donna, una donna di potere.
Tutti o quasi i gerarchi nazisti erano sposati e avevano figli; la 'first lady' del Terzo Reich era, nominalmente, la moglie di Goering, Emmy. Ma né lei, né nessuna altra moglie dei gerarchi aveva il benché minimo peso politico nel Reich nazista, visto che l' ideologia del regime attribuiva alle donne il solo compito di dare figli allo Stato nazionalsocialista. Solo Magda Goebbels, la moglie del ministro della propaganda Josef Goebbels, sfuggiva a questa regola.
Magda era una donna intelligente, fanatica hitleriana quasi quanto il marito, forte e spietata. Era l' unica donna che avesse accesso ai luoghi di potere e l' unica ad avere un qualche ascendente sul Führer.
Hitler si adoperò più di una volta affinché lei e il suo fedifrago marito, che sfruttava la sua posizione per rifarsi di anni di insuccessi con le donne frutto del suo fisico minuto e zoppo, rimanessero insieme. Da segnalare che i pettegolezzi dell' epoca collocavano tra le amanti di Josef Goebbels anche una donna molto importante per il Terzo Reich: Leni Riefenstahl, la regista di molti film tra i quali 'Olympia', dedicato alle Olimpiadi di Berlino del 1936.
Il Führer si interessava eccezionalmente di questi rapporti privati perché riteneva preziosi entrambi i devotissimi coniugi Goebbels.
Magda è passata alla storia perché, il giorno dopo il suicidio di Hitler, prima di uccidersi avvelenò i suoi sei figli, i cui nomi iniziavano tutti con H (omaggio evidente a Hitler), con l' aiuto del marito. Lei e Goebbels, scrissero, non volevano vivere né far vivere i loro figli in una Germania senza il Führer. Così, solo ventiquattr' ore dopo la morte di Hitler si spense anche l' unica donna che si sia mai potuta permettere di parlare con lui di politica.

Per tracciare un bilancio conclusivo sul rapporto di Hitler con le donne si può dire che il Führer nazista era, in apparenza, per molti versi un uomo normale, che amava la compagnia delle donne giovani e attraenti.
Analizzando però in profondità alcuni aspetti del suo rapporto con l' altro sesso emerge un quadro diverso. La sua visione della donna segregata, da tiranno assoluto qual era, contrasta in maniera stridente con le sue inclinazioni, riportate da testimonianze raccolte da molti storici, al desiderio di essere dominato sessualmente dalla partner e mostra il carattere oscuro e, per molti versi, incomprensibile di Hitler.
Insomma anche l' analisi del rapporto del Führer con le donne contribuisce a dipingere un profilo per molti versi inquietante dell' uomo che più di tutti andò vicino a dominare l' Europa intera.

FONTI:
-William L. Shirer, "Storia del Terzo Reich", Fabbri Editori, Milano, 1978;
-Enzo Collotti, "Hitler e il nazismo", Giunti, Firenze-Milano, 1994-1996;
-David Irving, "I diari segreti del medico di Hitler", Edizioni Clandestine, Marina di Massa, 2007;
-Una serie di documentari che consiglio a tutti, chiamati "Donne di Hitler", che periodicamente va in onda in diverse puntate monografiche su History channel;
-Resoconti del tour guidato cui ho partecipato a Obersalzberg.

http://storiaepolitica.forumfree.it/?t=32123229

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venerdì 23 settembre 2011

Gli Apostoli Del Nazismo : Ribbentrop

Gli Apostoli Del Nazismo : Ribbentrop


Il barone Joachim von Ribbentrop (Wesel, 30 aprile 1893 – Norimberga, 16 ottobre 1946) è stato un politico tedesco, ministro degli esteri della Germania nazista dal 1938 al 1945.

Gioventù e prime esperienze politiche
Nacque da una famiglia benestante di origine sassone. Il padre Richard era ufficiale dell'esercito; la madre Sophie Hertwig era figlia di un possidente terriero. Secondo diversi storici, il "von" del cognome sarebbe stato aggiunto dallo stesso Ribbentrop per attribuirsi ascendenti nobili che non aveva. La sua gioventù risultò quanto meno singolare per un adolescente dell'epoca. Nonostante i genitori lo spingessero verso una carriera militare, egli all'età di soli 17 anni decise di abbandonare gli studi per recarsi in Nord America, inseguendo il desiderio di perfezionarsi nelle lingue straniere. Nel 1910 approdò a New York, dove intraprese con scarso successo una carriera di giornalista. Dopo pochi mesi si trasferì in Canada, dove grazie al denaro della madre riuscì ad inserirsi nella buona borghesia canadese, e in breve riuscì anche a fondare un'azienda che importava champagne dalla Francia, attività che si rivelò di discreto successo.
Allo scoppio della prima guerra mondiale, nel 1914, decise di tornare in patria ed arruolarsi. Sfiorò la cattura quando la nave dove prestava servizio venne attaccata e catturata degli inglesi, ma riuscì a scamparla e nel breve volgere di pochi mesi riuscì a conquistarsi la croce di ferro di prima classe. Nel 1915, in virtù della sua conoscenza delle lingue e della cultura anglosassone, venne trasferito dal campo agli uffici ed adibito a compiti di carattere diplomatico. Nel 1918 venne inviato ad Istanbul come reggente plenipotenziario del consolato tedesco. Partecipò anche alla delegazione tedesca che nel 1918 firmò il trattato di pace a Versailles.
Finita la guerra sposò Annelies Henkell figlia del maggior produttore dell'epoca di spumanti tedeschi. Lavorò come direttore della sede di Berlino dell'azienda del suocero. Questa occasione gli consentì di superare senza problemi gli anni della grande depressione economica. Riuscì anche a fondare una sua ditta: la "Schonberg & Ribbentrop" unica importatrice in Germania di champagne francesi e liquori inglesi.
Acquisì il "von" davanti al cognome (che in tedesco corrisponde alla nobiltà) facendosi adottare dalla zia. Grazie a questa manovra riuscì ad entrare, non senza il determinante aiuto del suo amico Franz von Papen, nei circoli aristocratici di Berlino.
Queste conoscenze si sarebbero rivelate utili, in seguito, per la sua carriera diplomatica nella Germania nazista.

La carriera politica nella Germania di Hitler
Ribbentrop conobbe Hitler nel 1929, ma si unì al Partito Nazionalsocialista solo nel 1932. Grazie alla sua conoscenza degli affari esteri venne fin dall'inizio adibito ad incarichi di carattere diplomatico all'interno del partito. Quando Hitler prese il potere, fu anche grazie a Ribbentrop, il quale convinse il suo amico Franz von Papen ad accordarsi con i nazisti. Ribbentrop fu incaricato da Adolf Hitler di creare una sorta di "ministero della propaganda segreto", con il compito di divulgare l'ideologia nazista nei "salotti bene" nella Germania degli anni trenta.
Il primo incarico diplomatico ufficiale di rilievo lo ricevette nel 1935 quando negoziò con il Belgio il trattato di neutralità del paese. Nel 1936 fu incaricato di recarsi a Londra per impedire all'Inghilterra di intervenire in favore della regione della Renania, appena occupata dall'esercito tedesco. Divenne ministro degli esteri nel 1938 in sostituzione di von Neurath, nell'ambito di una radicalizzazione in senso anti-britannico della politica estera tedesca, e tale carica conservò fino alla fine della seconda guerra mondiale.
Nel 1939 Ribbentrop ottenne quello che sarebbe stato il suo più grande successo diplomatico. Nell'agosto di quell'anno si reca in Unione Sovietica per ottenere un patto di "non aggressione" tra la Germania nazista e Stalin. L'impresa riesce, il 23 agosto il ministro degli esteri sovietico Molotov firma il trattato. Ribbentrop rientra in patria con un prezioso documento che consentirà ad Hitler di potere preparare con calma la guerra contro le democrazie occidentali, dopo aver temporaneamente allontanato la minaccia dell'Unione Sovietica. Il 1º settembre la Wehrmacht entra in Polonia, comincia così la seconda guerra mondiale. Con l'acuirsi del conflitto, il ruolo della diplomazia conosce un forte declino. Il colpo di grazia alla carriera diplomatica glielo fornisce proprio colui che lo aveva elevato ad un rango politico così elevato: Adolf Hitler. Nel giugno del 1941 parte l'invasione dell'Unione Sovietica. Il Patto Molotov-Ribbentrop non ha più valore, la più grande vittoria diplomatica di Ribbentrop sparisce per sempre.
Il ministro degli esteri viene messo da parte, da quel momento la sua figura servirà solo per apporre firme su documenti e trattati stipulati con paesi vassalli come: Bulgaria, Ungheria o Romania, che finiscono per allearsi e scendere in guerra al fianco della Germania nazista, non solo per personale convinzione ma anche per forti pressioni da parte di Berlino. Nel 1941 nasce all'interno del ministero un ufficio creato dalle SS: l'Abteilung Deutschland (Ufficio Germania), divenuto poi Inland alla cui direzione Ribbentrop pose il suo amico Martin Luther. L'Inland aveva il compito di occuparsi della cosiddetta: "questione ebraica". Proprio da questo ufficio, o meglio dalla sezione III, nacque il "Piano Madagascar" ideato da Franz Rademacher per l'ipotetica deportazione degli ebrei europei nell'isola africana. Successivamente questo ufficio si preoccupò di inviare alle ambasciate ed ai consolati tedeschi le istruzioni per l'attuazione delle misure di deportazione. Il coinvolgimento di Ribbentrop nel piano di deportazione e sterminio degli ebrei fu a questo punto inequivocabile.

La fine del Reich ed il processo di Norimberga
Con la disfatta della Germania nazista ed il suicidio di Adolf Hitler il 30 aprile 1945, Ribbentrop riceve l'incarico dal Grandammiraglio Karl Dönitz di far parte del nuovo Governo della Germania, ma decide di darsi alla macchia. Il suo intento sarà quello di sfruttare le sue conoscenze diplomatiche per cercare di fuggire in Sud America, operazione che riuscirà a parecchi criminali nazisti in quel periodo così convulso.
Ribbentrop, però, non riusci a fuggire ed il 14 giugno 1945, nei pressi di Amburgo, cadde nelle mani degli Inglesi.
Egli fu uno dei personaggi di spicco tra gli accusati al Processo di Norimberga, dove fu giudicato colpevole di: cospirazione contro la pace, atti di aggressione, crimini contro la pace, crimini contro l'umanità e violazione della Convenzione di Ginevra. Fu condannato a morte. La pena venne eseguita il 16 ottobre 1946. Poiché Göring si era tolto la vita prima di salire sul patibolo, Ribbentrop fu il primo a venire giustiziato. Le sue ultime parole furono: "Dio protegga la Germania. Il mio ultimo desiderio è che la Germania realizzi il proprio destino, e venga raggiunto un accordo fra l'Est e l'Ovest. Spero che vi sia la pace nel mondo."
Da alcuni fu definito: "Il boia con la Feluca", "Diplomatico senza scrupoli "," Bismarck del Terzo Reich ". Da Galeazzo Ciano: "Vanitoso, frivolo e loquace". Da Benito Mussolini:"... bastava guardargli la testa per capire che aveva poco cervello". Da Hermann Göring: "Primo pappagallo di Germania", "quel borioso Pavone", "quel pazzo criminale"

http://it.wikipedia.org/wiki/Joachim_von_Ribbentrop

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Gli Apostoli Del Nazismo : Freisler

Gli Apostoli Del Nazismo : Freisler


Roland Freisler (Celle, 30 ottobre 1893 – Berlino, 3 febbraio 1945) è stato un giurista tedesco della Repubblica di Weimar e del Terzo Reich.
Durante quest'ultimo periodo giunse all'apice della carriera: dall'agosto 1942 fino alla sua morte durante un bombardamento alleato su Berlino fu presidente del Volksgerichtshof, il supremo tribunale nazista per i delitti politici.
Quale giudice responsabile di migliaia di condanne a morte a seguito dei dibattimenti da lui presieduti nell'ultimo triennio del regime nazista - soprattutto processi-farsa, i cui esiti erano scontati fin dal principio - Freisler è tristemente noto come il più celebre giudice penale del Terzo Reich. Il suo atteggiamento aggressivo e mortificante nei confronti degli imputati è un esempio rappresentativo della "stortura del diritto" (Rechtsbeugung) sotto il nazismo e dell'asservimento della giustizia al terrore organizzato di regime.

Vita
A differenza di quasi tutte le altre figure rilevanti dell'élite nazionalsocialista, della sfera personale di Freisler fino ad oggi si sa ancora poco. Nato da una famiglia colta e agiata, era iscritto alla facoltà di giurisprudenza a Jena quando venne chiamato al fronte per la prima guerra mondiale, dove prestò servizio come tenente; nel 1915 venne preso prigioniero dai russi e venne internato in Siberia, per poi far ritorno in Germania solo due anni dopo la fine del conflitto. Per aver servito come commissario bolscevico in seguito alla chiusura dei campi di prigionia, pare che Hitler lo chiamasse anche "il vecchio bolscevico".

Il giovane penalista
Terminati gli studi nel 1922, nel 1924 aprì uno studio legale insieme al fratello Oswald, anch'egli avvocato, dimostrandosi un valido penalista, tenace e preparato in aula, ma anche demagogico e pedante nelle interminabili arringhe con cui concludeva i processi.
Il giovane avvocato Freisler seguì con molto interesse l'ascesa politica di Adolf Hitler, dimostrandosi un ammiratore della prim'ora del futuro Führer, aderendo prestissimo (1925) al Partito nazista e difendendo accanitamente in numerosi processi le camicie brune accusate di violenze e vandalismi.
Freisler non si limitò a difendere i picchiatori delle SA, ma tenne anche nelle aule di tribunale dei veri e propri comizi, carichi di odio e fanatismo, in cui era solito "avvertire" giudici e testimoni dei "tempi nuovi che stavano arrivando".

Ascesa nei ranghi del partito nazista
Parallelamente Freisler seguì la carriera politica, diventando membro del consiglio comunale di Kassel ed in seguito membro del Landtag (parlamento) dell'Assia-Nassau.
Nel 1927, il Gauleiter dell'Assia Karl Weinrich descrisse il compagno di partito Roland Freisler in una relazione alla direzione del partito a Monaco come segue:
« dal punto di vista retorico è all'altezza dei nostri migliori oratori, se non superiore. Ha soprattutto influenza sulla grande massa, dall'uomo raziocinante viene solitamente rifiutato internamente. Il compagno Freisler è utilizzabile solo come oratore. Per ogni carica direttiva è inadatto, dato che è inaffidabile e dipende eccessivamente dagli umori. »
Nel 1932/1933 Freisler fu membro del Landtag prussiano. Nel febbraio del 1933, appena un mese dopo la presa del potere da parte di Hitler, la sua dedizione alla causa nazionalsocialista gli valse le cariche di consigliere di stato, dirigente ministeriale, poi segretario di stato nel ministero della giustizia prussiano (1934) ed infine segretario di stato nel ministero della giustizia del Reich (1934-1942), che rappresentò anche alla Conferenza di Wannsee.
Nonostante la sua riconosciuta competenza giuridica Freisler non poté tuttavia avere ulteriori scatti di carriera. Secondo Uwe Wesel, ciò fu dovuto da un lato alla mancanza di protettori influenti, capaci di accelerare la sua ascesa (Freisler era un noto competitore individuale), e d'altro canto dal fratello Oswald, che si era compromesso agli occhi delle alte sfere naziste sfoggiando il distintivo del partito durante le sue arringhe nei processi politici di cui il partito nazista intendeva invece approfittare a scopo propagandistico.

L'ideologia di Freisler
La carriera di Roland Freisler coincise con il graduale smantellamento della giustizia nella Germania nazista; i concetti stessi di giustizia e di diritto vennero in quegli anni svuotati di significato, laddove la violenza, la prevaricazione e il sopruso divennero invece pratica diffusa e comune.
Nei suoi innumerevoli saggi e discorsi scritti, Freisler illustrò il suo pensiero sugli scopi della giustizia: il crimine comune è da perseguire sia in quanto reato, sia come tradimento verso lo Stato e il popolo, e traditore è considerato chiunque intralci in qualunque modo la strada al nazionalsocialismo. Freisler contribuì a diffondere nel sistema giuridico tedesco concetti quali "razza", "principio di autorità" e "popolo" e in nome di questi principi avallò le responsabilità del regime.
Il fervore e fanatismo con cui Freisler condusse la sua battaglia in nome dello stato nazionalsocialista gli provocarono però anche diversi nemici tra le file del suo stesso partito: il plenipotenziario segretario di Hitler, Martin Bormann, lo considerava un pazzo invasato, mentre per Heydrich, che non tollerava il suo servilismo verso i grandi capi del Reich, Freisler era un "viscido guitto".

Presidente del Volksgerichtshof
Alla morte del ministro della giustizia Franz Gurtner, benché Freisler mirasse a prenderne il posto, l'incarico venne attribuito ad Otto Thierack, mentre il 20 agosto 1942 Freisler venne nominato da Hitler a succedere allo stesso Thierack (contro il parere di quest'ultimo) alla presidenza del Tribunale del Popolo (Volksgerichtshof), l'organo giurisdizionale competente per i reati politici.
Le competenze sempre più ampie del Volksgerichtshof (delitti contro l'economia, danneggiamenti della Wehrmacht) permisero a Freisler un ampio raggio d'azione. Sotto di lui il numero delle pene capitali crebbe notevolmente e circa il 90% di tutti i procedimenti si conclusero con una sentenza di condanna a morte o di reclusione a vita spesso già stabilita prima ancora dell'inizio del processo. Tra il 1942 ed il 1945 vennero pronunciate oltre 5.200 condanne a morte, di cui 2.600 dalla prima sezione (Senat) presieduta da Freisler. In soli tre anni Freisler si rese così responsabile di un numero di sentenze capitali pari a quelle emesse da tutte le altre sezioni del Tribunale del Popolo nell'intera durata dello stesso (1934-1945).
Freisler era a capo del Volksgerichtshof quando gli venne attribuita la competenza a giudicare i cospiratori del 20 luglio 1944. Il processo iniziò il 7 agosto; Freisler esordì dicendo:
« L'accusa è la più mostruosa che sia mai stata contestata nella storia del popolo tedesco »

facendo subito capire non solo la sorte degli imputati, rei confessi e comunque spacciati, ma anche l'importanza di un processo che, nelle sue intenzioni, sarebbe dovuto essere un modello e un monito per tutti. Egli non capì la necessità di minimizzare l'attentato, preferendo invece imbastire un processo esemplare contro coloro che avevano osato l'inosabile.

Freisler era solito umiliare gli imputati nel dibattimento e urlare violentemente contro di loro. Esemplare è il suo interrogatorio di Ulrich Wilhelm von Schwerin und von Schwanenfeld nello stesso processo contro gli attentatori:
« Schwerin: "Signor Presidente, la mia esperienza politica personale mi ha causato alcune difficoltà, dato che già da molto tempo ho lavorato per la germanicità in Polonia e a partire da quei tempi ho vissuto un ripetuto tira e molla dell'atteggiamento verso i polacchi. È una..."

Freisler: "Un tira e molla di cui incolpa il nazionalsocialismo?"
Schwerin: "Mi riferivo ai molteplici omicidi..."
Freisler (urlando): "Omicidi?"
Schwerin: "Quelli in patria e all'estero..."
Freisler: "Lei non è altro che un misero mascalzone! Non crolli sotto il peso della sua cattiveria! Sì o no? Crolla?"
Schwerin: "Signor Presidente!"
Freisler: "Sì o no? Risponda chiaramente!"
Schwerin: "No."
Freisler: "Ma lei non può nemmeno più crollare, dato che è soltanto un povero straccio che non ha neppure rispetto di sé stesso." »

Schwerin fu condannato a morte assieme agli altri imputati.

Un analogo interrogatorio avvenne l'8 settembre 1944 contro l'ex ambasciatore del Reich in Italia, Ulrich von Hassell, accusato di alto tradimento:
« È molto difficile parlare con lei, perché non le si può credere neanche una parola. Lei è la bugia in persona... lei è un vile traditore, senza onore e divorato dall'ambizione. In nome del popolo tedesco: Lei viene punito con la morte. »

Alcuni di questi processi furono filmati per ordine di Freisler. Per i tecnici del suono era estremamente difficile registrare le risposte degli imputati, in quanto Freisler urlava talmente tanto nel processo che i tecnici erano stati costretti a regolare i registratori a un corrispondente livello di insensibilità. Agli imputati venivano tolte le bretelle, le cinture e le cravatte per renderli ridicoli di fronte alla corte.
Tra i vari processi-farsa presieduti da Freisler rientrò anche quello contro i membri della Rosa Bianca.
Freisler fu anche regolarmente giudice estensore all'interno del suo collegio e fu in questo modo responsabile anche della redazione dei motivi delle decisioni, che prendeva secondo i suoi ideali di un "diritto penale nazionalsocialista".

Morte
Non è stata chiarita l'esatta causa della morte di Freisler, che morì sotto le macerie del ministero di giustizia il 3 febbraio 1945 nel corso di un bombardamento aereo americano su Berlino (pare schiacciato da una trave crollata dal soffitto). Secondo altre fonti sarebbe invece stato colpito da schegge di bomba, morendo dissanguato, probabilmente per non essere riuscito a raggiungere in tempo il bunker antiaereo oppure per essersi trattenuto a esaminare atti nonostante l'allarme aereo. È sepolto nella tomba della famiglia della moglie nel cimitero berlinese di Waldfriedhof Dahlem, ma il suo nome non compare sulla lapide (e la moglie risulta aver cambiato nome).


http://it.wikipedia.org/wiki/Roland_Freisler
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