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lunedì 25 luglio 2011

Calcio: la fabbrica del consenso

Calcio: la fabbrica del consenso


Hitler, Mussolini e Franco sfruttarono sapientemente a scopi propagandistici la grande popolarità del calcio, segnando i destini di molte squadre e giocatori.

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Il governo fascista comprese subito la popolarità e il potenziale del gioco del calcio e per questo motivo volle assumerne il controllo.

Origini del calcio
Vi sono diverse opinioni riguardo alle origini del calcio italiano:Per i fascisti all’origine del moderno gioco del calcio vi era il Calcio Fiorentino.Molti sostengono che nasce nel sud, a NapoliLa maggior parte delle persone afferma che fu introdotto dai mercanti inglesi, specialmente a Genova.Ciò che è sicuro è che una volta introdotto, il calcio ebbe in Italia un successo travolgente, più che altrove.

Intervento Fascista
Inizialmente Mussolini si interessò a sport più nobili, quali la scherma, la boxe la caccia e gli sport motoristici, ma presto capì che per avere un buon impatto con la società di massa il calcio risultava il mezzo più efficace.
L’intervento del regime fascista nel calcio italiano è rappresentato dalla “Carta di Viareggio” redatta nel 1926. Con questo documento fu riorganizzato il gioco e la sua amministrazione.

La Bologna fascista
Tra il 1929 e il 1941 il Bologna segnò grandi vittorie a causa dell’importanza del partito locale, che era guidato da Arpinati, coinvolto nel calcio. Furono investiti molti soldi per la costruzione dello stadio e per l’acquisto dei giocatori e la squadra godette anche di agevolazioni fiscali concesse proprio dall’amministrazione locale. Tutto ciò risultava come una grande pubblicità per la città e per la sua amministrazione.

Funzione filosofica dello sport nel fascismo
Leonardo Arpinati affermava che “non c’era niente di più utile dello sport per migliorare la razza a livello fisico, in quanto fornisce disciplina, modella i muscoli e plasma il carattere”.
Vincere era l’obbiettivo di primaria importanza, non importava come si otteneva o tramite chi. Durante le olimpiadi del 1928 e la coppa del mondo del 1930 il governo decise di lasciar perdere la legge introdotta precedentemente dal governo stesso che vietava i giocatori stranieri lasciando che giocatori figli di emigranti italiani che avevano già rappresentato altre nazioni entrassero a far parte della nazionale italiana. Vincere era importante per poter offrire alla propaganda l’opportunità di esprimere quanto fosse ben organizzato la stato fascista.

Sfruttamento dei media
Il controllo fascista dei media assicurava che le vittorie fossero interpretate come una rivendicazione del regime. Tra gli ultimi anni ’20 ed i primi anni ’30 fu creata una compagnia nazionale di radiodiffusione. Con essa il governo poteva comunicare anche con chi non sapeva leggere o scrivere. Niccolò Carosio fu uno dei radiocronisti più famosi di quel tempo. Egli adattò l’inglese e inventò un linguaggio suo personale, che calzava a pennello con il nazionalismo linguistico del regime. Fra i giornali, La Gazzetta dello Sport, insieme allo Sport Fascista erano i portavoce del fascismo. Quando l’Italia vinse il campionato del mondo, i media descrissero l’evento come una vera e propria conquista militare in terra straniera.

Dopo il fascismo – la Repubblica
Nei primi anni della Repubblica non cambiò molto perché furono riconfermati diversi presidenti dei club che erano stati fascisti locali come Ridolfi, capo dell’Asssociazione fascista a Firenze che continuò ad essere il capo della FIGC fino a metà anni ’50. Come i fascisti, anche la Repubblica sfruttò il calcio per unire l’italia e per far distrarre l’italia dalle difficoltà del periodo post-guerra. Trieste città contesa Per riaffermare l’identità italiana nella città di Trieste, da sempre contesa da Italia, Austria e Yugoslavia, la squadra cittadina (la Triestina) non fu mai esclusa dalla lega, ciò per sottolineare che apparteneva all’Italia. Anche il ciclismo fu utilizzato allo stesso scopo quando nel ’48 si decise di far passare il Giro d’Italia in quella zona.

Rottura fra fascismo e calcio
Il momento simbolico della rottura fra calcio e fascismo risale al 1949 quando l’aereo che trasportava la squadra del Torino cadde sul colle Superga. Si parla di momento simbolico perché è in questo momento che muore la generazione fascista. I giocatori del Torino morti infatti erano cresciuti ed erano stati creazione del fascismo, facevano parte del sistema fascista, lo rappresentavano e fornivano alla nazionale 9 giocatori su 11.

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